Futuri avvocati, sappiate che sono in arrivo novità interessanti riguardanti il corso di laurea in Giurisprudenza. La riforma (ancora in fase di approvazione definitiva) nasce dalla volontà del MIUR di rendere l’iter formativo più professionalizzante, così da agevolare l’ingresso dei laureati nel mercato delle professioni forensi (avvocato, notaio, magistrato). In breve, si dirà addio al ciclo unico di 5 anni, che diventerà un percorso 4+1. Per conseguire la laurea in Giurisprudenza, dopo i primi quattro anni occorrerà frequentarne uno aggiuntivo (a numero chiuso), che varierà a seconda di ciò in cui ci si vorrà specializzare. In quest’ultimo anno, ogni studente potrà poi svolgere 6 mesi di praticantato, che andranno scalati dai 18 previsti per l’accesso agli albi professionali, in attuazione della legge 247/12 relativa alla riforma forense.
Non subiranno modifiche, sia nella durata che nell’articolazione, i “percorsi paralleli”, ovvero quelli che già oggi rientrano nel sistema del 3+2 e preparano lo studente a professioni affini come ad esempio quella del consulente del lavoro. Qualche cambiamento, anche se di minore impatto rispetto a quelli che interesseranno la laurea in Giurisprudenza a ciclo unico, riguarderà anche i percorsi 3+2. Ci sarà una rimodulazione della distribuzione dei CFU, con una diminuzione di quelli vincolati al contesto nazionale per lasciare più spazio allo studente per costruire il proprio percorso di studi con uno sguardo anche all’internazionalità. Il biennio magistrale sarà più specialistico e i dipartimenti universitari potranno scegliere di puntare sulle nuove discipline e sugli scambi internazionali, ma anche sulle specificità dei territori.
Se non ci saranno “intoppi” di sorta, la riforma del corso di laurea in Giurisprudenza potrebbe diventare effettiva in tempi brevi, forse già a partire dal prossimo anno accademico.
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