Se consideriamo il ritorno economico dell’investimento fatto per conseguire la laurea, possiamo notare come non tutte le università siano uguali. Studiare infatti negli atenei più prestigiosi e dalla tradizione consolidata presenti nelle maggiori città, paga sempre. Anche a costo di trasferirsi per il periodo degli studi e magari affrontare l’esborso di una retta più pesante. Ad attestarlo è l’University Report 2015 realizzato come ogni anno dal portale JobPricing.it, che certifica il sempre più crescente divario tra i laureati di alcune università, come il Politecnico di Milano e la Bocconi, e quelli di altre, come Cagliari e Messina.

La classifica di JobPricing viene realizzata in collaborazione con Repubblica.it: dai dati raccolti è emerso che, nonostante l’alto esborso per tasse universitarie, libri, materiale didattico vario e in molti casi anche quello connesso alla vita fuori sede, studiare in un’università blasonata è una scelta che ripaga sempre lo sforzo. Dal report emergono altre considerazioni interessanti. Innanzitutto, i lavoratori laureati in media hanno uno stipendio più alto dei colleghi senza laurea, ma il vero e proprio salto retributivo si ha con la magistrale o i master.

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JobPricing ha classificato gli atenei sulla base del reddito lordo annuale dei loro ex studenti nei primi 10 anni di carriera, prendendo in considerazione 40 istituti accademici da Nord a Sud. Dai dati raccolti emerge come gli atenei privati battono nettamente quelli pubblici, superandoli del 21% come retribuzioni medie. Un po’ meglio va ai politecnici, che restano indietro rispetto alle università private solo del 7%. Il reddito medio annuo lordo di un laureato italiano nei primi 10 anni di lavoro dopo il conseguimento del titolo è pari a 28.869 Euro. Chi ha studiato alla Bocconi, però, può contare su un ottimo 20,9% in più (tradotto, poco meno di 35.000 Euro annui), mentre gli ex studenti del Politecnico di Milano hanno un extra pari al 12,5%, quelli della Cattolica un +10,6% e quelli della LUISS un +7,4%. Altro dato interessante da segnalare è che la LUISS predispone alla migliore progressione di carriera rispetto alle università sopra citate. Secondo i dati raccolti, infatti, al raggiungimento del 50° anno d’età un laureato della LUISS ha infatti visto incrementare mediamente il proprio reddito annuo lordo del 98% (ovvero, quasi il doppio!). Anche la Bocconi offre prospettive simili, ma con una percentuale che si attesta al 90%. Purtroppo, dai dati raccolti risulta più che mai evidente il divario tra Nord e Sud: chi ha studiato in un ateneo del Mezzogiorno, infatti, guadagna in media il 15% in meno di chi ha conseguito la laurea presso un ateneo del Settentrione. Tradotto in termini monetari, un laureato in un’università del Sud guadagna un reddito annuo lordo medio di 37.559 Euro, mentre uno del Nord 43.171 euro. Sempre secondo i dati di JobPricing le università del Nord e quelle private sono, infine, anche quelle che ripagano prima l’investimento fatto per conseguire la laurea. A questo proposito, per un ex studente del Politecnico di Bari ci vogliono 19 anni (20,4 se fuori sede) per mettersi in pari con le spese sostenute, che salgono a 20,1 (20,9 se fuori sede) se la laurea è stata conseguita all’Università di Cagliari e a 20,7 (21,2 se fuori sede) per l’Università della Calabria. Gli atenei che danno il ritorno di investimento più a lungo termine in assoluto, ad ogni modo, sono l’Università di Messina, per i cui laureati debbono trascorrere ben 20,9 anni (22,3 se fuori sede) prima di veder ripagato l’esborso economico fatto, e Napoli Parthenope, con un tempo di attesa che arriva addirittura a 22,7 anni (23,6 per i fuori sede). Tempi quasi dimezzati per le università del nord! Chi ha studiato al Politecnico di Milano va “in pari” dopo 11,8 anni (13,1 se fuori sede), mentre un ex studente della Bocconi impiega 12,4 anni (13,4 se fuori sede) per recuperare l’investimento, uno della Cattolica 13 (14,3 se fuori sede) e uno del Politecnico di Torino 13,9 (15,1 se fuori sede). Va relativamente bene anche agli studenti della capitale. Nonostante il costo della vita a Roma sia abbastanza alto costo della vita, chi decide di studiare alla LUISS, a Tor Vergata o alla Sapienza avrà un ritorno dall’investimento fatto in tempi ragionevoli (meno 20 anni).

A questo proposito vediamo ora il commento di Mario Vavassori, presidente di JobPricing:”Le grandi università hanno un buon appeal sul mercato del lavoro, garantendo retribuzioni che generalmente accorciano i tempi per cogliere i frutti degli studi. Ad andar male sono quegli atenei con un bacino territoriale troppo ristretto, che non offre sbocchi lavorativi. Auspico che riprenda al più presto la stagione delle grandi università, legate a un mercato del lavoro di riferimento e non a un quartiere“.