Classifica Università Censis-Repubblica 2015 – Facoltà Economico-Statistiche

Oggi una laurea nelle discipline Economico-Statistiche è una delle più richieste sul mercato del lavoro, anche per i molteplici sbocchi lavorativi che offre. Esse offrono infatti la possibilità di trovare lavoro per diverse mansioni, oltre alla possibilità di affermarsi in modo autonomo: si va dalle professioni più tradizionali come il dottore commercialista o il funzionario di banca fino a quelle più innovative come l’analista finanziario, il gestore e consulente finanziario o il broker. Senza escludere la carriera imprenditoriale. Nello specifico, le facoltà Economico-Statistiche comprendono le seguenti discipline:

  • Scienze dell’Economia e della Gestione Aziendale
  • Scienze Economiche
  • Statistica

Vediamo ora la classifica delle università italiane con le migliori facoltà Economico-Statistiche, stilata come ogni anno da Censis-Repubblica sulla base di 4 indicatori di valutazione (produttività, ricerca, didattica e internazionalizzazione). Il punteggio finale va da 66 a 110 ed è il risultato della media di ciascun indicatore.

Classifica Migliori Università Italiane 2015 – Facoltà Economico- Statistiche 
Posizione Ateneo Valutazione
1 Bologna 107.5
  2= Modena e Reggio Emilia 107.0
  2= Padova 107.0
4 Trento 105.5
5 Parma 102.0
6 Pavia 101.5
7 Venezia “Cà Foscari” 100.0
  8= Torino 98.0
  8= Piemonte Orientale 98.0
  8= Trieste 98.0
11 Bergamo
97.0
12 Politecnica Marche 96.0
  13= Brescia 93.5
  13= Roma “Tor Vergata” 93.5
15 Verona 92.5
  16= Siena 92.0
  16= Milano Bicocca 92.0
  16= Udine 92.0
19 Insubria 91.5
  20= Ferrara 88.0
  20= Sassari 88.0
22 Roma Tre 87.5
23 Genova 87.0
24 Pisa 86.5
25 Perugia 85.0
26 Firenze 82.0
27 Calabria 81.0
28 Chieti e Pescara 80.0
  29= Cagliari 79.5
  29= Caserta 79.5
  29= Salento 79.5
  29= Roma “La Sapienza” 79.5
33 Salerno 79.0
34 Bari 77.5
  35= Cassino 76.5
  35= Napoli “Federico II” 76.5
37 Foggia 75.5
38 Messina 75.0
39 Sannio 74.5
40 Palermo 73.5
41 Catania 70.5

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2 commenti

  1. Salve,
    sono un laureato alla Sapienza di Roma in Economia con esperienze lavorative all’estero. Credo che la classifica sia realistica, soprattutto alla luce delle ultime assunzioni avutesi in varie parti d’Italia e l’apertura a docenti a contratto in ogni parte del paese, diversamente dalla Sapienza dove oramai alberga un parco docenti prossimo alla rottamazione. Ho anche frequentato e studiato a proposito di altri atenei privati di Roma, nonché di Milano. Lo stile è completamente diverso per quanto riguarda l’interesse del docente a seguire l’alunno, l’adozione di soli testi sottoposti a peer review double blind (no libri personalizzati di docenti); mettono a disposizione dello studente i materiali volta per volta anche online, studiano materiali più recenti ed aggiornati anche nell’ottica delle ultime innovazioni di tecniche di insegnamento. Inoltre c’è più controllo e trasparenza dell’amministrazione anche nella valutazione, che non svantaggia nessuno (al massimo avvantaggia, ma sempre in modo equo), ciò non dicendo che sia necessariamente più facile.

    Se per questo si guarda alle private come “concorrenti sleali”, allora dovremmo lamentarci coi pizzaioli napoletani perchè fanno la pizza migliore al mondo e sono sleali coi produttori di pizze surgelate.

    Credo che oramai per le branche come economia il futuro sia il privato; so benissimo di attirare le ire di vari laureati o docenti, ma se per far arrivare la verità dei fatti servisse anche mettermi alla gogna, che ben venga. Potrete pur rammentare di diverse eccellenze soddisfatte dell’ateneo, buon per loro e me ne compiaccio. Potrete pur dire che ci sono professori di ottimo livello, ma nulla potrà nascondere l’evidente vecchiaia dell’amministrazione. Ha bisogno di un turnover.

    Per farvi capire, si insegna con testi obsoleti, i professori non valorizzano punti di vista diversi, le genialità vengono ostracizzate, i programmi sono spesso proposti in modo da rendere fortemente aleatoria la valutazione, i ricevimenti coi docenti sono mediamente difficili da concordare (una volta superato l’ostacolo del contatto via email), le modalità d’esame sono stantie e ripetitive, ciò piacendo ai furbi che ben se ne rallegrano.
    Tutto ciò ha portato a diluire l’apporto informativo delle materie per costringere a fare magistrali e master, nonché per non prevaricare i corsi di specializzazione per le varie professioni, i professori sono sempre più settoriali e con l’età perdono i colpi, in aggiunta avversano ogni studente che elabori interessanti nuove teorie o che proponga un noto argomento in modo differente, non valutano l’esattezza del contenuto ma quanto lo studente ricalchi lo stile retorico ed espositivo del docente. Oltretutto anche la capacità espositiva media dei docenti si è appiattita, forte di una mancanza di controllo e giudizio nei loro riguardi determinante.

    Siamo in tempi di riforme, chissà se il governo non abbia in mente qualcosa per ritoccare questa autonomia amministrativa di un ente così importante. Lo spero tanto, non per me ormai, ma più per le future generazioni, magari i miei figli e nipoti.

    Auguri a chi ha ben compreso quanto scritto

  2. Ottima analisi

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