Nei giorni scorsi, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, ha rilasciato delle dichiarazioni davvero interessanti riguardanti una possibile abolizione del test di ammissione a Medicina per il prossimo anno accademico. Non si tratterebbe però di un’abolizione totale….ma parziale: il concetto di “numero programmato” rimane, ma ci sarà una soglia di sbarramento che sarà applicata al termine del primo anno di corso. Un pò come avviene da anni in Francia. Il sistema dei test d’ingresso, si sa, non ha funzionato sempre in modo perfetto. E come ogni anno anche i recenti test di Medicina hanno portato in dote una serie di disguidi, sospetti di irregolarità e ricorsi al Tar da parte dei sindacati studenteschi.
Il ministro Stefania Giannini si è detta convinta nel voler cambiare le cose e giorni fa si è espressa con questi termini sull’argomento: “La programmazione, col bilanciamento tra fabbisogno di camici bianchi e numero di laureati, è sacrosanta. Ma non è detto che il sistema dei test a risposta multipla sia il migliore“. Da qui la necessità di valutare altri sistemi di ammissione, come quello francese, dove il primo anno è aperto a tutti…..ma con uno sbarramento finale. In pratica, se si passano gli esami ci si può iscrivere al secondo anno, altrimenti si è fuori! Molti ritengono che questo sistema sia decisamente più equo per valutare effettivamente gli studenti, in quanto ci si baserà su un intero anno di studio con relativo piano didattico uguale per tutti gli studenti. E questo sarebbe in grado di eliminare le differenze quanto a preparazione, dovute alle provenienze da scuole superiori diverse, e anche “l’ansia da prestazione” nel temuto giorno del test di ammissione a Medicina! Sull’argomento si era espresso qualche anno fa il presidente il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri (Fnomceo), Amedeo Bianco, proponendo uno step alternativo per la valutazione dei futuri medici. Secondo lui, i test di ammissione sono inadeguati a valutare la predisposizione dei giovani a gestire la complessità di una professione che non si ferma alla specializzazione tecnica, ma necessita anche di competenze di natura e di un forte impegno “sul piano delle relazioni e della comunicazione“. Tutte qualità che le 80 domande del test non sono in grado di misurare.
Visto che non è possibile eliminare del tutto il numero chiuso (previsto dalla normativa UE), si può comunque intervenire sul sistema per renderlo più meritocratico, superando la lotteria dei test di ammissione e dando agli studenti la possibilità di dimostrare sul campo se hanno le competenze e il carattere per studiare Medicina. Dopo anni di battaglie, forse siamo arrivati ad una svolta nel processo selettivo dei futuri medici. Mai come oggi, l’ingresso a Medicina non sembra più una chimera!
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