Ci troviamo di fronte ad un momento particolarmente sensibile per quanto riguarda gli equilibri universitari italiani. Confrontandoci con l’estero, diventano evidenti alcuni limiti della nostra attuale struttura educativa che penalizzano ogni giorno le eccellenze del nostro paese, costringendole ad emigrare all’estero per valorizzare le proprie competenze.
A far notizia in questi ultimi giorni è un’iniziativa della Bocconi di Milano, uno degli atenei più importanti del nostro paese, che ha contestualizzato, dati alla mano, la difficile situazione dei laureati del proprio istituto. Secondo lo studio dell’Università infatti, l’attuale situazione vede soltanto un 20% dei laureati del prestigioso ateneo affrontare con soddisfazione il mondo del lavoro entro un anno dalla fine degli studi, mentre per il restante 80% si entra in un limbo fatto di precarietà e difficoltà di inserimento concreto.
E’ cosi che la chiave per reinventarsi in questa situazione sono essenzialmente due, da una parte cercare di delocalizzare gli studi investendo su se stessi e la propria formazione, magari sfruttando una laurea telematica (settore in cui anche le Università pubbliche hanno iniziato ad investire molto), dall’altra emigrare all’estero e iniziare un percorso lavorativo che possa portare gradualmente ad una crescita professionale e di competenze.
L’iniziativa della Bocconi potrebbe quindi avere una duplice valenza, offrire una possibilità a quei giovani in gamba e capaci di coglierla, attivare un canale preferenziale con altri istituti stranieri, aprendo le porte dell’eccellenza italiana ad un riconoscimento che per ora è mancante.
Siamo sicuri che, come l’Erasmus ha avuto un grande successo dal punto di vista educativo, un’iniziativa universitaria dedicata al lavoro e alla diffusione europea dei CV dei laureati possa impattare con grande beneficio sull’ecosistema nazionale. D’altra parte ormai, vivendo nell’Unione Europea, non si può e non si deve parlare di fuga di cervelli; se il futuro che si prospetta è quello degli Stati Uniti D’Europa, sarà proprio questa generazione e questi ragazzi a gettare le fondamenta di una società più aperta.
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