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Manca poco più di una settimana alle elezioni politiche (24 e 25 febbraio 2013): nell’articolo di oggi vorrei riportare alla vostra attenzione un tema tanto caro a studenti, docenti e ricercatori, ovvero una sintesi dei programmi elettorali 2013 dei maggiori partiti politici italiani per quanto riguarda l’Università e la Ricerca.
Popolo delle Libertà – Lega Nord
- Raddoppio della detassazione degli utili reinvestiti in ricerca;
- Credito di imposta automatico sugli investimenti relativi a innovazione di processi, organizzazione;
- Prestito d’onore esenzione fiscale totale sulle borse di studio sia per il beneficiario che per chi le finanzia;
- Valutazione di scuole, docenti e università al fine di favorire la meritocrazia;
- Razionalizzare la distribuzione territoriale degli istituiti e degli insegnamenti universitari;
- Agganciare la distribuzione del FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario per le università) per le università a parametri strutturati di qualità;
- Sviluppo e valorizzazione dell’inglese come lingua di insegnamento nei corsi di laurea.
Partito Democratico
“Investiremo molte risorse nel settore della Ricerca e della Formazione: garantiremo processi di riqualificazione e di rigore della spesa, avendo come riferimento il grado di preparazione degli studenti e il raggiungimento degli obiettivi formativi. Nella prossima legislatura partiremo dal varo di misure operative per il diritto allo studio, da un investimento sulla ricerca avanzata nei settori trainanti e a più alto contenuto d’innovazione.”
Movimento 5 Stelle
- Abolizione della legge Gelmini;
- Abolizione del valore legale dei titoli di studio;
- Valutazione dei docenti universitari da parte degli studenti;
- Insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri (obbligatorio in caso di richiesta di cittadinanza);
- Accesso pubblico via Internet alle lezioni universitarie;
- Investimenti nella ricerca universitaria;
- Integrazione università/aziende;
- Sviluppo di strutture di accoglienza degli studenti.
Scelta Civica per l’Italia
Nel suo programma, il partito del premier uscente Mario Monti, dichiara: “Man mano che si ridurrà il costo del debito pubblico e si elimineranno tutte le spese inutili, potremo creare nuovi spazi per investire nell’istruzione. La priorità dei prossimi cinque anni sarà fare un piano di investimenti in capitale umano. Nel settore della Ricerca, occorrerà proseguire ed affinare il progetto avviato dall’ANVUR per il censimento e la valutazione sistematica dei prodotti di Ricerca. Bisogna inoltre rilevare per ogni facoltà in modo sistematico la coerenza degli esiti occupazionali a 6 mesi e a 3 anni dal conseguimento della laurea, rendendo pubblici i risultati. Sarà prioritario accrescere gli investimenti nella Ricerca e nell’Innovazione, incentivando in particolare gli investimenti del settore privato, anche mediante agevolazioni fiscali e rafforzando il dialogo tra imprese e università. Bisogna rendere le università e i centri di ricerca italiani più capaci di competere con successo per i fondi di ricerca europei, sulla scia del lavoro avviato nei mesi passati.”
Rivoluzione Civile
“Affermiamo il valore universale della scuola, dell’università e della Ricerca pubbliche. Vanno ritirate le riforme Gelmini e il blocco degli organici imposto dalle ultime leggi finanziarie. L’Italia ha bisogno di buone università, non di poche università “eccellenti” e magari private: occorre un piano pluriennale di investimenti, che adegui il FFO alla media OCSE.
- Proponiamo la difesa del valore legale del titolo di studio;
- Istituzione di un ruolo unico della docenza;
- Sblocco del turnover;
- Piano straordinario per il reclutamento;
- Elevamento del fondo per il diritto allo studio.
- Ripensamento radicale dell’ANVUR e delle politiche di valutazione.
Occorre, inoltre, tornare a investire sulla ricerca pubblica e sugli enti pubblici di ricerca. È necessario accantonare definitivamente qualsiasi progetto di privatizzazione del sistema di istruzione e stabilizzare il personale precario.
SEL (Sinistra Ecologia e Libertà)
- Equiparare le risorse e gli investimenti per l’istruzione italiana a quelli della media europea;
- Università e Ricerca devono essere considerati beni pubblici essenziali;
- Garantire la possibilità di formazione a tutti, cancellando il numero chiuso come metodo di accesso all’università;
- Rifinanziare l’intero sistema di diritto allo studio;
- Eliminare il blocco del turnover, recentemente inasprito dalla spending review;
- Favorire la creazione di spin-off dalla Ricerca pubblica;
- Semplificare le start-up, puntare a progetti di finanziamento di consorzi misti pubblico/privato con un sostanziale cofinanziamento da parte del privato;
- Garantire agevolazioni fiscali per la promozione degli investimenti dei privati in una ricerca di qualità.
- Occorre garantire la trasparenza nella gestione dei fondi, sia nell’assegnazione che nei concorsi.
Di fatto si sono semplicemente privatizzate le istituzioni del sapere, tanto nella governance quanto nella valutazione. L’ANVUR manca dell’indipendenza necessaria a una corretta valutazione, come manca di equità nel considerare i differenti ambiti disciplinari e di apertura verso lo stesso mondo della ricerca. I suoi costi, inoltre, sono stati sin qui esorbitanti e assolutamente ingiustificati. La valutazione va dunque ripensata, nei criteri e negli scopi.
Fare per fermare il declino
Occorre trovare le risorse per spendere di più in educazione e ricerca. Va abolito il valore legale del titolo di studio. Esiste una grande variabilità nella qualità dei laureati, sia tra corsi di laurea, sia tra sedi universitarie, ma in molte occasioni (in particolare nei concorsi pubblici) queste differenze non sono né misurate, né prese in considerazione. Per migliorare le regole del sistema, sia nella ricerca che nella didattica, saranno necessari:
- un corretto e ampio uso della peer review,
- un’efficace gestione del conflitto d’interesse,
- l’introduzione di meccanismi di finanziamento delle università basati sulla competizione e sulla selezione dal basso,
- l’applicazione di appropriati interventi sui meccanismi dei bandi di ricerca, sulla internazionalizzazione dei dottorati di ricerca, sui sistemi di chiamata dei professori e, infine, sul progressivo aumento del finanziamento per la ricerca,
- bisogna innescare una competizione positiva tra i diversi enti di ricerca per acquisire i migliori ricercatori e per promuovere una ricerca di maggior qualità in grado di attrarre i migliori talenti internazionali,
- fare della valutazione dell’attività didattica e di ricerca e dei finanziamenti ottenuti il perno dell’avanzamento di carriera dei docenti
L’assegnazione dei finanziamenti dovrebbe rimanere la meno discrezionale possibile e riflettere..
- la produttività e qualità della ricerca
- la capacità delle università e dei corsi di laurea di attirare studenti
- centralizzare (piuttosto che disperdere tra vari ministeri) tutti i finanziamenti.
Si propone la deducibilità fiscale per i fondi privati devoluti alla ricerca. Occorre rivedere e rendere più trasparenti le procedure di accreditamento delle nuove università private e telematiche, col duplice obiettivo di (a) consentire maggiore pluralismo nell’offerta universitaria e (b) evitare l’accreditamento di istituti con caratteristiche inadeguate. Ci proponiamo inoltre di: lasciare maggiore autonomia alle università nella gestione dei fondi statali, liberalizzare totalmente le tasse universitarie, con l’obbligo di destinare una percentuale minima e consistente del gettito di tale voce (almeno il 20%) a borse di studio per studenti da famiglie a basso reddito e meritevoli. La verifica periodica dei risultati, basata su indicatori di produttività scientifica è essenziale.
La Destra
L’acquisizione e la trasmissione delle conoscenze deve essere verificata solo in base a criteri meritocratici, estesi non solo ai discenti ma anche ai docenti. Si deve inoltre favorire l’inserimento dei giovani non solo nel mondo del lavoro, ma anche della ricerca scientifica e dell’università, abbattendo i baronati.
Fratelli d’Italia
- Rafforzare il legame tra sistema formativo e impresa e rivalutare la cultura umanistica, che costituisce uno dei più importanti strumenti di crescita culturale dell’Italia;
- Meritocrazia, valutazione, trasparenza, qualità e innovazione;
- Gestione delle risorse più oculata;
- Revisione della geografia delle istituzioni universitarie sul territorio nazionale, per cancellare le duplicazioni, le sedi inutili e abbattere i costi di gestione;
- Implementazione dei sistemi di valutazione e di aggiornamento culturale e professionale della classe docente;
- Snellimento delle procedure burocratiche per sostenere la mobilità europea degli studenti italiani, attraverso lo sviluppo di scambi bilaterali e nuove partnership tra le università e gli enti pubblici di ricerca.
- Ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario alle università non solo sulla base di criteri meramente quantitativi come il numero degli iscritti, ma soprattutto su parametri di efficienza, eccellenza, qualità dei servizi e della ricerca, adeguati alla media dei costi standard per studente negli Stati membri dell’Unione Europea e dell’Ocse.
Una quota del Fondo deve essere, inoltre, destinato obbligatoriamente al finanziamento di assegni di ricerca e della borse di dottorato. Istituzione del Fondo per il prestito d’onore.
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