La fine di ogni anno, si sa, è tempo di bilanci e classifiche. Una particolarmente interessante è stata realizzata dalla società francese “Emerging and Trendence” con la Global Employability Survey 2013, una speciale classifica delle università mondiali nelle quali le imprese vanno a reclutare nuovi giovani da assumere. In pratica, questo ranking elenca quali sono gli atenei che permettono un vero collegamento con il mondo del lavoro! Cosa non da poco, visto gli ultimi tempi.
Il ranking è stato stilato in base alle risposte di 2.700 reclutatori in 20 paesi, a cui fu chiesto quale delle loro università locali abbia prodotto i migliori laureati. Al primo posto della classifica 2013 troviamo la prestigiosa università di Oxford, seguito da Harvard, Cambridge, Stanford, Massachusetts Institute of Technology (MIT), Princeton, Columbia, Yale, California Institute of Technology. Nei primi dieci posti, l’unica eccezione al dominio anglosassone è rappresentata dall’Università di Tokyo (10°). E le italiane? A differenza del QS World University Rankings 2013, ovvero la classifica delle migliori università al mondo giudicate attraverso 6 parametri (reputazione accademica, reputazione del personale, citazioni, facoltà, presenza di studenti stranieri e presenza di facoltà internazionali) che vedono le università italiane in posizioni non di primo piano, nel Global Employability si piazzano ben quattro atenei nostrani nei primi 150 posti. Questa differenza, secondo alcuni analisti, è dovuta principalmente all’estrema rigidità dei criteri anglosassoni che valutano le prospettive di impiego al pari di didattica, pubblicazioni, ricerca e outlook internazionale. Ad ogni modo, l’Italia è presente con quattro atenei: la Bocconi (46°), il Politecnico di Milano (74°), la Scuola Normale Superiore di Pisa (144°) e La Sapienza di Roma (146°). Inoltre, considerando la classifica complessiva, non sono i paesi anglosassoni a farla da padrone (Regno Unito e USA) ma l’Europa, che piazza ben 65 atenei tra i primi 150. A seguire, il Nord America (con 52 università), e l’Asia (24). Un’ulteriore sorpresa è che fra le 24 università asiatiche…..solo 5 sono cinesi! Alla faccia dell’eccellenza e del nuovo modello di business di cui si vantano gli atenei cinesi!!
Tutto sommato, da italiano ed europeo, credo che questa classifica sia abbastanza incoraggiante se si pensa alle tante università del vecchio continente presenti, che sono assai meno costose ma altrettanto formative dei tanto enfatizzati college americani ed inglesi.
Marco Benetello
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