Qualche mese fa avevo anticipato in un articolo la possibile abolizione in Italia del test d’ingresso a Medicina, un pò come è avvenuto già da anni in Francia. Il punto focale di questa riforma prevedeva di sostituire il test con una soglia di sbarramento da applicare alla fine del primo anno di corso. Tuttavia, sarebbe una soluzione poco praticabile e non conveniente. A sostenerlo è un articolo pubblicato su Lavoce.info a firma di Calzolari–Cantoni–Ichino, che elenca tutti i (possibili) difetti del progetto annunciato l’anno scorso dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Come era nei programmi, la proposta del ministro ha infatti suscitato polemiche, raccogliendo critiche da parte dei rettori e perfino dai giovani medici specializzandi. Ma ha anche acceso le speranze di moltissimi giovani. Vediamo ora di analizzare tutti i presunti svantaggi che comporta l’abolizione del test di Medicina.
Svantaggi
Il primo (e più ovvio) svantaggio sarebbe quello di non riuscire a contenere nelle strutture presenti il surplus di studenti che si iscriverebbero al primo anno, evento che manderebbe in tilt gli atenei! Inoltre, questa moltitudine di immatricolati potrebbe avere effetti negativi sulla qualità della didattica, che peggiorerebbe drasticamente. Senza contare che l’abolizione del test di Medicina non significherebbe maggiore equità. Tra gli svantaggi elencati nell’articolo, infatti, vi è anche quello che la selezione (che dovrebbe avvenire alla fine del primo anno) si basi su criteri per nulla uniformi tra i vari atenei. Senza contare che tale “diseguaglianza” potrebbe venire dalle differenze di livello tra gli studenti delle varie università.
Possibili Soluzioni
Secondo gli autori dell’articolo su Lavoce.info, una riforma più appropriata del test di Medicina dovrebbe prevedere una revisione dei programmi e degli ordinamenti della scuola superiore, che consentisse agli studenti di scegliere percorsi formativi personalizzati, optando per le materie di maggior interesse. La selezione per gli studi universitari dovrebbe quindi già partire alle superiori. Ciò dovrebbe prevedere anche un restyling dell’esame di maturità, che dovrebbe essere sostituito da un esame standardizzato a livello nazionale diverso per ciascuna materia e unico per tutti gli studenti che desiderino sostenerlo in quella specifica materia, indipendentemente dagli studi fatti in precedenza. Gli esami dovrebbero misurare (ad esempio su una scala da 1 a 100) il livello di conoscenze e di capacità di ciascuno studente nelle materie scelte, oltre a quelle obbligatorie. Infine, ciascun ateneo dovrebbe stabilire quali sono le discipline nelle quali lo studente dovrebbe sostenere l’esame per poter accedere ad un determinato percorso di studi e anche fissare il punteggio minimo per l’ammissione.
Secondo gli autori dell’articolo, quindi, non bisogna assolutamente ispirarsi al modello francese! Piuttosto, bisogna prendere in considerazione il sistema formativo di paesi come Regno Unito, Spagna, Usa, Israele e tanti altri, che già adottano procedure di selezione del tutto simili a quelle proposte nell’articolo.
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