I test d’ingresso sono delle prove organizzate dagli atenei e disciplinate dal MIUR per gli studenti che vogliono accedere ad una università. In molte facoltà universitarie, infatti, l’iscrizione è subordinata al superamento di una prova di ammissione che si prefigge lo scopo di valutare la probabilità che ha uno studente di frequentare con profitto un determinato corso di studi. Spesso accade che alcuni corsi di laurea vengano letteralmente presi d’assalto dagli studenti tanto che i presidi di facoltà sono “costretti” ad utilizzare il numero chiuso! Ma, generalmente, i test università servono per contenere il numero degli studenti all’interno di una singola facoltà, favorendo quindi il rapporto docente-studente al fine di migliorare l’apprendimento della materia. Infatti, quando si hanno delle classi troppo numerose, il docente non potrebbe seguire efficacemente tutti i suoi studenti. In Italia, i corsi di laurea a numero chiuso riguardano le seguenti facoltà:
- Medicina e Chirurgia
- Medicina Veterinaria
- Odontoiatria e Protesi Dentaria
- Tutte le lauree triennali nel settore sanitario
- Architettura e Scienze della Formazione Primaria
Ma ci sono anche altri corsi di laurea che possono essere a numero chiuso, a discrezione delle singole università, al fine di garantire un alto livello della didattica: ad esempio Scienze della Comunicazione, Psicologia, Economia, Scienze Giuridiche e altri ancora. In questo caso, la presenza o meno del test e dei relativi programmi d’esame, vengono verificati presso le singole segreterie universitarie. Le date delle prove, le materie e il programma d’esame sono stabiliti da un apposito Decreto Ministeriale. Fare delle considerazioni sui test universitari non è semplice, perché il mondo dell’università è in continua evoluzione. Ci sono delle variabili da considerare come, ad esempio, i decreti governativi che però non sempre hanno garantito un miglioramento del sistema accademico. Inoltre, i test universitari non sono amati da alcuni studenti perché li vedono come una limitazione della loro libertà di scelta della carriera universitaria. Molti, però, sono gli estimatori del numero chiuso, soprattutto nel settore medico e sanitario. Recentemente, infatti, la FederSpecializzandi (Confederazione Nazionale delle Associazioni dei Medici Specializzandi) ha dichiarato che “un’abolizione del numero chiuso per la facoltà di Medicina, comporterebbe delle enormi problematiche organizzative nella didattica, portando a una quasi scontata riduzione della qualità della formazione dei futuri medici”. Quindi, abolendo il numero chiuso incrementando il numero degli iscritti, deve essere fatto solo dopo un’attenta valutazione interna, in quanto il rischio peggiore sarebbe quello di abbassare la qualità della formazione dei futuri “camici bianchi”. Aspre polemiche ci furono anche per i test cultura generale: l’ex ministro della Pubblica Istruzione, MariaStella Gelmini, li definì “inadeguati al tipo di selezione di cui il Paese ha bisogno. Servirebbe più qualità e trasparenza e una valutazione effettiva delle qualità degli studenti”. Personalmente, ho dei dubbi anche sul cosiddetto modello francese: non mi pare giusto “bloccare” uno studente solo perché non è riuscito a superare tutti gli esami del primo anno quando, soprattutto in questo periodo, potrebbero esserci delle problematiche di adattamento al mondo universitario.
Lascia un commento