Il Consiglio dei Ministri dell’Unione europea ha stabilito che entro il 2020 ci sarà un nuovo benchmark di occupabilità dei laureati entro i tre anni successivi alla cessazione dell’istruzione e della formazione, con una percentuale dell’82%.
Il benchmark, che si applica ai laureati dai 20 ai 34 anni, è un progresso significativo, se si considera che l’indice di occupabilità nel 2010 era del 76,5%. Dennis Abbott, portavoce per l’educazione della Commissione europea, sostiene che si tratta di un dato di media, e non necessariamente un concreto obiettivo da raggiungere entro il 2020, per ciascuno dei 27 paesi dell’UE.
“Si tratta di una dimostrazione della volontà politica di tutti gli Stati membri, oltre che di un obiettivo serio e realistico, che dobbiamo raggiungere per garantire la competitività dell’Europa” afferma Abbott.
La decisione ha gettato i riflettori sul legame tra istruzione superiore e occupabilità, uno dei fattori chiave coinvolti nella ideazione e realizzazione di un’Europa competitiva a livello mondiale a partire dal 2020.
Mentre l’onere di aumentare l’occupabilità dei laureati si basa essenzialmente sui governi nazionali dell’UE, la Commissione cercherà di aiutarli a raggiungere questo nuovo target attraverso due programmi principali che interessano gli studenti : Erasmus e Leonardo da Vinci, campi in cui stanno aumentando in modo cospicuo gli investimenti. “Gli investimenti nel campo del job placement, infatti, saliranno del 30% tra quest’anno e il prossimo. Entro il 2012, saranno finanziati 130.000 in stage di lavoro per i giovani attraverso questi programmi, dato che salirà a 150.000 entro il 2013 “, ha detto Abbott.
Abbott ha anche spiegato che tutti gli studi intrapresi da Bruxelles hanno mostrato la crescente importanza dell’istruzione superiore nel mercato del lavoro: “Stimiamo che il 35% dei posti di lavoro entro la fine del decennio necessiteranno della laurea “. Questa è una delle ragioni per cui migliorare le competenze è una parte fondamentale della strategia di sviluppo economico dell’UE 2020. Uno degli obiettivi della strategia è infatti quello di garantire che la percentuale dei laureati salga al 40% in tutta l’UE entro il 2020. Un’ultima versione della strategia 2020 mostra però che è probabile che non tutti gli Stati raggiungano gli obiettivi fissati dai governi.
L’iniziativa è stata accolta calorosamente dalla European University Association, o EUA.
Michael Gaebel, capo dell’unità di istruzione superiore della politica EUA, afferma che i dati statistici mostrano come l’istruzione universitaria abbia un impatto molto positivo sulle prospettive professionali, non solo per la preparazione professionale che fornisce, ma soprattutto per le competenze più generali che sviluppa.
Queste includono critica, pensiero analitico, capacità di innovare e di concettualizzare e l’auto-apprendimento. Il rapporto Eurydice 2012, report sull’istruzione in Europa, ha mostrato che i laureati hanno quasi il doppio delle possibilità di trovare lavoro rispetto a chi non lo è. In media, l’86% dei laureati europei in età compresa tra i 25 e 39 lavorano, rispetto al 78% di quelli con qualifiche di scuola secondaria e solo il 60% di quelli con minori qualifiche.
L’EUA spera che l’iniziativa dell’Unione Europea si concentrerà anche su altri problemi che riguardano il rapporto tra studio universitario e lavoro , come per esempio il fatto che il 10% dei laureati svolge un lavoro al di sotto delle qualifiche possedute o il problema della disoccupazione delle donne laureate, superiore a quella dei colleghi maschi. Si prenderà inoltre in considerazione l’impatto della crisi economica sul finanziamento dell’istruzione superiore, in particolare sulla partecipazione all’istruzione superiore e sulla prestazione di insegnamento e servizi agli studenti.
Fonte: www.worlduniversitynews.com
1 commento
1 pingback