Riprendo un articolo pubblicato sul Corriere della Sera e sul Sole 24 Ore questa settimana (21/12/2011), per informarvi che a breve sarà introdotto dalla Commissione Europea una sorta di tesserino o passaporto, un certificato elettronico che renderà più facili gli spostamenti professionali nei Paesi dell’UE. Questo strumento renderà più rapido e immediato il riconoscimento delle qualifiche professionali ottenute in tutti i Paesi dell’Unione. Una proposta che semplificherà gli spostamenti e la mobilità dei professionisti.
Mentre mediamente la popolazione europea invecchia, il lavoro si sposta e si calcola che nel 2020 serviranno 16 milioni di professionisti disposti a trasferirsi in altri Stati Ue: una delle prossime sfide dell’Unione sul mercato del lavoro sarà infatti quella di accogliere la richiesta di personale altamente qualificato e per questo diventa sempre più necessaria l’istituzione di un sistema di riconoscimento delle qualifiche per sostenere la mobilità in tutti i Paesi.
Per i professionisti sarà più facile trasferirsi dove si prospettano interessanti offerte di lavoro, attraverso la semplificazione e l’accelerazione delle procedure di riconoscimento professionali. Si tratta di un correttivo per tagliare la burocrazia ed evitare gli ostacoli, a favore della mobilità intracomunitaria in campo professionale.
Si punterà anche ad un aggiornamento dei requisiti minimi di formazione per alcune professioni, come medici, dentisti, farmacisti, infermieri, ostetriche, veterinari e architetti (ad esempio, per medici e infermieri il requisito di ammissione alla formazione aumenta da 10 a 12 anni) e sarà introdotto un sistema di allerta da attivare per segnalare il divieto di esercizio della professione nel settore sanitario valido in tutta Europa.
La regolamentazione prevede anche l’introduzione di regole comuni per il riconoscimento delle qualifiche (verifiche condivise) e l’introduzione di un quadro di formazione comune a tutti i Paesi. Di fronte alle troppo numerose professioni regolamentate in tutta Europa (ce ne sono circa 800), si dovrà infatti procedere ad alcuni tagli secondo cui i Paesi membri dovranno fornire un elenco delle professioni regolamentate seguendo dei criteri comuni con cui giustificare la regolamentazione. La tessera professionale europea dovrebbe servire anche a ridurre i costi delle procedure di riconoscimento e a dimezzare i tempi, attraverso l’Imi (il sistema d’informazione del Mercato interno) che istituirà dei contatti diretti tra lo Stato d’origine e il Paese di destinazione. In questa prospettiva, anche l’esame linguistico avverrà in un secondo momento, dopo la conclusione dell’iter di riconoscimento.
Questo sistema del riconoscimento dovrebbe valere anche per chi non ha ancora ottenuto un titolo abilitante, ma svolge soltanto un tirocinio retribuito.
Fonti: Corriere della Sera
Sole24ore
uniromatv
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