L’Italia è un paese che ha senza dubbio una forte tradizione universitaria, vantando atenei tra i più antichi al mondo e una cultura dell’università ormai solida e importante.
Proprio per questo il nostro paese è particolarmente attento alle valutazioni delle proprie università e alle classifiche che ogni anno vengono stilate sul piano europeo e mondiale.
Non sempre, però, tali classifiche, mostrano una situazione particolarmente rosea, per quanto riguarda le posizioni raggiunte dai nostri atenei, che sempre più spesso si scontrano con realtà forse più giovani, ma di sicuro più all’avanguardia.
Per questo è un risultato importante quello che emerge dal Qs World university ranking 2011, dove vantano la propria presenza ben 21 università del nostro paese.
L’Alma Mater di Bologna è l’università posizionata più in alto nella classifica totale e si trova al 183esimo posto. Pur avendo perso qualche posizione rispetto allo scorso anno (aveva infatti raggiunto la posizione 176) si tratta di un buon risultato, che di fatto conferma l’ateneo entro i primi 200 su un totale di oltre 2900 unità valutate.
Poco sotto la soglia dei 200 e, in particolare, in posizione 210 si trova l’Università la sapienza, che perde oltre 20 posti rispetto allo scorso anno (190).
Anche l’Università di Padova perde un paio di posizioni passando dalla 261 dello scorso anno alla 263.
Un ottimo traguardo, invece, è stato raggiunto dalla città di Milano che vede in classifica due atenei, con un miglioramento notevole di posizione: l’Università Statale si piazza al 275esimo posto (contro il 450esimo dello scorso anno) e il Politecnico guadagna la posizione numero 277 (contro la 295 dell’anno scorso).
Nel complesso quindi il quadro delle università italiane è buono, soprattutto sulla percezione delle stesse dall’estero e, in un momento in cui i fondi per la ricerca e lo studio sono ai minimi storici, è rassicurante, ma senza dubbio è necessario lavorare per un miglioramento.
In particolare, per ottenere risultati sul piano internazionale, è fondamentale svecchiare il sistema: agevolare il ricambio generazionale, incentivare i giovani, spingere per un turnover che mantenga vivo e aggiornato un patrimonio indispensabile per il nostro paese.
Solo così le università italiane potranno confermarsi in maniera sempre più solida come punti di riferimento formativi non solo per i nostri studenti, ma per gli studenti di tutto il mondo.
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