Qualche giorno fa, il ministro Giannini ha firmato il decreto contenente la riforma delle scuole di specializzazione mediche. La riforma è ormai ad un passo dal diventare realtà: per l’entrata in vigore definitiva si attende solo la firma del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. La novità più importante è che in linea con quanto previsto nel resto d’Europa, la durata del percorso di formazione scende in media di un anno: quindi, non esisteranno più corsi da sei anni (come in passato Chirurgia generale e Neurochirurgia), ma da tre, quattro o al massimo cinque. La riduzione della durata del percorso interesserà 30 scuole. La riforma delle scuole di specializzazione mediche riguarda anche la razionalizzazione del numero totale, che passa dalle 61 attuali ad 55: due scuole saranno del tutto soppresse (Medicina aeronautica e spaziale e Odontoiatria clinica generale), mentre altre cinque saranno accorpate.
Decisamente entusiasta dalla nuova riforma il ministro Giannini. A questo proposito, ha affermato che “si tratta di un provvedimento che consentirà ai nostri giovani medici di specializzarsi in anticipo e di entrare prima nella professione“. Già nei mesi scorsi il ministro aveva più volte annunciato di avere intenzione di riformare le scuole di specializzazione mediche, soffermandosi più volte sulla necessità di abbreviare i percorsi. Il provvedimento avrà anche un altro importante effetto, ovvero quello di incrementare le borse di studio messe a disposizione dal ministero, che per quest’anno saranno circa 700 in più. L’anno scorso i posti messi a disposizione erano stati 5.500, anche grazie ad uno sforzo supplementare del governo rispetto alla previsione iniziale: ammesso di riuscire a confermare tutte le risorse del 2014, le borse dovrebbero essere più di 6mila. Una cifra comunque distante dalle richieste degli studenti, che chiedono di equiparare i posti al numero di laureati sfornato dalle università (l’anno scorso gli iscritti ai test d’ammissione erano circa 12mila) o quantomeno al fabbisogno stimato dalle Regioni (intorno alle 8mila unità). Adesso la palla passa alle università, alle quali il MIUR chiede di procedere speditamente alla revisione degli ordinamenti, dato che il ministero sta già lavorando al secondo bando di concorso nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione e il riordino comporta la riorganizzazione anche di obiettivi formativi e distribuzione dei crediti. Secondo quanto stabilito dal MIUR, la formazione degli specializzandi dovrà essere per almeno il 70% costituita da attività professionalizzanti, ovvero esperienze pratiche e tirocinio. Tra le novità del riordino delle scuole di specializzazione mediche c’è anche quella che gli specializzandi potranno seguire il proprio percorso all’interno di una rete più estesa, che potrà andare oltre le strutture degli atenei e comprendere anche quelle del Servizio sanitario nazionale.
Test di Ammissione
Il ministro Giannini ha anche accennato ad una riforma dei test d’ingresso, dicendo però che richiederà tempi più lunghi del previsto. Quest’anno ci si limiterà infatti a un “maquillage”. A suo giudizio i corsi di preparazione alla prova devono “essere sottratti alla speculazione ed essere dunque assicurati soltanto dalle università“. Non escludendo tuttavia per il futuro il passaggio a un modello simile a quello francese. Ma soltanto, ha ribadito il ministro, “quando avremo 3 aspiranti per un posto, ovvero circa 25-30.000 aspiranti candidati all’anno”. Ad oggi, un numero che dista ancora tanto! Tuttavia, negli ultimi anni abbiamo assistito anche un picco di 95.000 aspiranti candidati, che sono una cifra altissima se pensate che le immatricolazioni annue totali sono circa 230.000.
Lascia un commento