Dall’università al lavoro: qualche numero

Quando si sceglie che corso di laurea intraprendere e quanti anni investire negli studi, spesso si valutano anche gli sbocchi lavorativi e le possibilità che la laurea può offrire per il proprio futuro.

La laurea, quindi, è uno strumento davvero valido per ottenere un buon posto di lavoro?

Purtroppo lo scenario non è così roseo, almeno da quanto emerge dai risultati dell’indagine Isfol, che ha analizzato dati Istat e Miur.

Il primo dato evidente è che in Italia chi si avvicina al mondo del lavoro subito dopo aver sostenuto l’esame di maturità ha più possibilità di trovare lavoro rispetto a chi si è laureato.

Nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni  la percentuale di diplomati occupati è del 68,3%, mentre la percentuale di laureati è del 67%.

Nella fascia di età tra i 35 e i 44 anni, invece, il dato si inverte: il tasso di diplomati è 80,8%, quello dei laureati è dell’87,6%.

Quindi un laureato vede ricompensati i proprio sforzi nello studio, solo dopo i 35 anni.

D’altra parte, però, il riconoscimento per un laureato arriva in termini di stipendio: egli infatti percepisce in media il 28,9% in più rispetto a un diplomato (circa € 1626 al mese, contro circa € 1261). Con l’aumentare della fascia d’età la differenza in questo senso aumenta ulteriormente, con un divario di circa € 500.

Per quanto riguarda il dato occupazionale, però, esso è molto scoraggiante se messo a confronto con quelli degli altri paesi europei: rispetto alla Germania l’Italia si attesta intorno al 10% in meno, 4% rispetto alla Francia e 7% rispetto al Regno Unito. In confronto ai paesi del Nord il divario si ampia oltre i 10 punti percentuali verso il basso.

Il dato più preoccupante, però, è quello che emerge dal lungo termine di analisi; nel corso degli ultimi 10 anni, infatti, il tasso di occupazione dei laureati in Italia è calato progressivamente di oltre il 4%.

Nel complesso, quindi, dopo i 35 anni i laureati in Italia ottengono un riconoscimento concreto del proprio titolo di studio, ma comunque il nostro paese resta indietro rispetto agli altri paesi europei, dove la situazione è senza dubbio più rosea.

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