Il mercato del lavoro di oggi, purtroppo, “respinge” molti giovani (laureati e non) a prescindere dalla loro formazione e il loro background culturale. Ma negli ultimi tempi, l’aumento dei prezzi del settore alimentare provocato dalla globalizzazione, suggerisce il ritorno ad un’agricoltura di prossimità e a un sistema produttivo a filiera corta. Ecco allora che questi due trend, apparentemente lontani fra loro, possono convergere e completarsi a vicenda! Infatti, un’indagine della Coldiretti basata su dati Istat, ci dicono che attualmente il settore con la maggiore crescita occupazionale è proprio quello agricolo: +10,1% di lavoratori dipendenti nel secondo trimestre 2012! Questa crescita riguarda sia il numero dei lavoratori dipendenti (+10,1%) che quello dei lavoratori indipendenti (+2,9%). Ma il dato più indicativo ed interessante è, senza dubbio, il +4,2% fatto registrare dalle imprese individuali condotte da under 35! Pensate che oggi, le aziende agricole italiane guidate da imprenditori sotto i 35 anni, sono ben 62.000.
Dobbiamo renderci conto che viviamo in un’era agricola molto più evoluta del passato e che è supportata da conoscenze non più limitate alla sola coltivazione. I nuovi agricoltori iniziano dalla produzione agricola, poi curano la trasformazione del prodotto, la vendita e anche l’esportazione saltando le vecchie intermediazioni. Quindi, i neo-coltivatori di oggi assomigliano di più a degli “imprenditori del cibo“: chi coltiva la frutta percorre verticalmente tutta la filiera, fino alla vendita! Con queste novità, la green economy continua ad avere tutt’ora bisogno di trattoristi, vivaisti, giardinieri, potatori ed innestatori, ma necessita sempre più di agronomi, laureati in lingue, chimici, biologi e, perché no, anche informatici ed economisti. Infattti, Secondo un’altra indagine condotta da Coldiretti/Swg, il 36,5% degli agricoltori under 30 ha una scolarità alta (laurea o laureando), il 56% media (scuole superiori), mentre soltanto il 6,5% ha una scolarità bassa (scuole medie). Questo rinnovamento dei mestieri legati alla terra crea anche nuove professioni in settori quali il turismo, le energie rinnovabili e il marketing. Così, ecco nascere le figure dell’agrigelataio (colui che trasforma il latte in gelato direttamente all’interno delle aziende) e dell’affinatore di formaggi che fa un lavoro analogo all’interno delle aziende casearie. Ma in aumento sono anche quei lavori “da assaggiatore”, ai ben noti sommelier che si dedicano ai vini si aggiungono gli assaggiatori d’olio, miele, formaggi, grappe e frutta! Ma anche gli alchimisti di campagna, cioè coloro che producono distillati partendo dalle erbe prodotte sul proprio terreno. Inoltre, si moltiplicano in tutta Italia i birrifici artigianali a “chilometro zero“, in cui gli agricoltori trasformano i cereali in birra vendendola direttamente ai clienti. E in campagna nascono anche professioni di servizi alla persona come l’agritata (che si prende cura dei bambini all’interno di un’azienda agricola) e lo specialista di pet therapy (che attraverso l’interazione uomo-animale cura pazienti affetti da differenti patologie con l’obiettivo di ottenere un miglioramento comportamentale, fisico, cognitivo e psicologico-emotivo).
Sempre secondo Coldiretti, nei prossimi tre anni, la green economy creerà 100.000 nuovi posti di lavoro in tutta Italia! Per questo motivo, qualche giorno fa, il presidente dei giovani imprenditori di Confagricoltura (Nicola Motolese) ha chiesto al ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera “un accesso al credito più facile e prodotti creditizi più innovativi” a favore delle giovani imprese agricole. Secondo Motolese, “le aziende agricole condotte da giovani imprenditori rappresentano oggi le imprese più competitive e virtuose, ovvero quelle che crescono, investono, creano occupazione e che quindi si rivolgono maggiormente al credito“. Tuttavia, le tipologie di finanziamento offerte dalle banche agli imprenditori della terra sono ancora quelle previste dalla normativa del credito agrario del 1928!! Ma l’evoluzione del settore agricolo impone, quindi, politiche ed economie altrettanto evolute. Se è vero che molti figli di agricoltori che una volta avrebbero speso laurea o diploma in un posto di lavoro impiegatizio ripiegano oggi sulla prosecuzione dell”attività di famiglia, è altrettanto vero come vi siano anche tanti nuovi agricoltori senza nessuna tradizione familiare alle spalle!
Quindi l’Italia, che possiede alcuni fra i suoli agricoli migliori al mondo, non può perdere assolutamente questa opportunità d’investimento.
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