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Come tutti sanno, l’Italia è la culla dell’arte e del sapere. Il nostro patrimonio artistico e culturale è tra i più belli ed importanti al mondo: ma, purtroppo, non sempre viene adeguatamente promosso e valorizzato sia in Italia che all’estero! Con le potenzialità turistiche che ha il nostro paese, il patrimonio storico-culturale italiano meriterebbe maggior considerazione, soprattutto se consideriamo gli introiti e gli sbocchi occupazionali che potrebbe procurare ai laureati in Beni Culturali e Archeologia. Basti pensare che, nello scorso anno, si sono laureati in Beni Culturali circa 3000 giovani, ma soltanto 16 su 100 hanno possibilità di trovare lavoro nel prossimo futuro! Secondo dati Istat, rispetto alla media, i neodottori in Conservazione dei Beni Culturali hanno più difficoltà a trovare lavoro dopo la laurea e presentano uno dei più alti tassi di disoccupazione fra tutti i laureati italiani. Oltre al fatto che l’occupazione nel settore dei beni culturali si distingue per una elevata incidenza del lavoro atipico, part-time e stagionale. Anche le retribuzioni sono mediamente più basse del 13,5%, con una media di 1.087 euro rispetto ai 1.257 euro di un laureato generico. Tuttavia, malgrado questa situazione poco felice, sembrerebbe che i laureati in Beni Culturali non tengano conto di questi dati tanto che la percentuale di coloro che si ritirano dal mercato del lavoro in questo settore è dell’11,1% contro il 13,4% del totale dei laureati.
Italia vs Paesi Esteri
Non solo l’Italia, ma anche gli altri paesi europei sono stati costretti ad effettuare dei tagli a causa della crisi economica. Ma se gli altri paesi non hanno osato toccare la Cultura e la Ricerca, in Italia abbiamo invece applicato l’esatto opposto! Gli stessi fondi destinati all’Italia dall’UE per interventi in campo culturale, vengono nella maggior parte dei casi sperperati in modo poco efficace (come sempre!!). Anche le donazioni effettuate da privati cittadini non godono di un regime fiscale particolarmente incentivante! Ma se sfruttati adeguatamente, i nostri siti archeologici, i musei e i monumenti potrebbero rappresentare una vera e propria risorsa economica. E invece, come accade per mille altre cose, non ci sono fondi sufficienti per interventi essenziali e si spendono invece milioni di euro in progetti che non verranno mai realizzati o ultimati. In Italia si sprecano anche le risorse umane: storici dell’arte e restauratori che hanno studiato con passione per anni si ritrovano con bassi stipendi e lavori precari. Per capire la situazione critica in cui versa il nostro paese, basta citare alcuni esempi: come quello della bellissima Reggia di Caserta, dove spesso si ha difficoltà a pagare la bolletta della luce; oppure la città di Pompei, a cui occorrerebbero 275 milioni di euro all’anno ma se riceve solo 20! Il risultato di ciò è che un dei siti archeologici più belli e importanti del mondo sta morendo giorno, con crolli che si susseguono a ritmo sostenuto! Per capire il divario che ci separa dall’estero, parliamo di cifre: i beni culturali producono in Italia un giro di affari da 40 miliardi di euro e il 2.6% del PIL. L’Inghilterra, che ha un patrimonio artistico e culturale nettamente inferiore al nostro, i beni culturali producono ricchezza pari a 73 miliardi di Euro, ovvero il 3,8% del PIL!! Senza contare che il solo museo del Louvre di Parigi riesce a fatturare più di tutti i musei italiani messi insieme! Vi starete chiedendo il perché di questo divario. Sembrerà strano, ma in Italia non si è ancora ben capito cosa farne e come gestire questo prezioso patrimonio! Il problemi è che nel nostro paese lo Stato pensa più a come riuscire a vendere: ma chi conosce e comprende il valore storico di questo patrimonio, dovrebbe pensare invece a come conservarlo e promuoverlo! Quindi è un problema anche culturale, unito ad scarsa capacità di gestione e valorizzazione di questa enorme risorsa sia per lo sviluppo del turismo e sia come simbolo di una identità culturale. All’estero, questo lo hanno capito da tempo: basti pensare alle ultime campagne francesi ed americane per promuovere i loro musei nel mondo. La situazione in Italia, purtroppo, sembrerebbe essere prossima al peggioramento, perché lo Stato non ha denaro disponibile di pronto utilizzo. Inoltre, data la vastità del patrimonio artistico e culturale italiano, non si può pretendere che il tutto venga gestito dallo Stato centrale, ma piuttosto dovrebbe gestito da imprese e società private, naturalmente for profit (per profitto). In questo modo, i nostri beni culturali non verrebbero venduti a potenziali magnati stranieri, ma resterebbero di proprietà dello Stato: verrebbe solamente data in concessione all’esterno la loro gestione.
Sbocchi Professionali
Prima di elencarvi gli sbocchi e le opportunità lavorative di un laureato in Beni Culturali e Archeologia, è doveroso fare una piccola premessa. Innanzitutto, la ricerca e la tutela del patrimonio dei beni storici culturali e archeologici in Italia è di esclusiva competenza dello Stato. Quindi qualsiasi iniziativa personale (anche privata) dovrà ottenere la concessione,convenzione ed autorizzazione da parte dello Stato centrale. Inoltre, un laureato in Archeologia e Beni culturali non può agire autonomamente nell’intraprendere attività che comportino la ricerca ed il prelievo dal terreno di materiale archeologico o di reperti storici e culturali. Esso potrà assumere (a seconda del percorso formativo scelto) compiti di responsabilità professionale in enti pubblici e privati: archivi, biblioteche, musei provinciali e comunali, enti locali, fondazioni, centri e istituti di ricerca preposti alla tutela, alla conservazione e alla gestione dei beni archeologici, artistici, archivistici e librari, senza escludere altri ambiti, quali ad esempio l’editoria e altre forme di comunicazione, le organizzazioni turistiche. I laureati in Conservazione dei Beni Culturali potranno lavorare presso le istituzioni che mirano alla tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale attività di schedatura e catalogazione dei beni storico-artistici, di utilizzare le strumentazioni per il monitoraggio dello stato conservativo delle opere e di collaborare alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico attraverso esposizioni temporanee, visite guidate, redazione di materiali illustrativi e didattici. Tuttavia, con questa laurea è molto più difficile ultimamente trovare un lavoro in Italia, ma la situazione in questo periodo di crisi non è facile neanche all’estero, anche se vi sono delle possibilità in più. Tuttavia, in questo campo si può trovare occupazione presso enti pubblici o costituendo imprese e cooperative per la promozione e l’organizzazione di eventi culturali oppure rivestire ruoli creativi nel campo della comunicazione commerciale.
Occupazioni Possibili
Nello specifico, un laureato in Conservazione dei Beni Culturali e Archeologia può trovare lavoro nei seguenti settori:
- Soprintendenze, Musei, Università – Dopo la laurea, si può iniziare ad inviare il proprio curriculum ad enti che gestiscono direttamente scavi, ricerche archeologiche, primi tra tutti Soprintendenze, Musei e Università, per proporsi come collaboratori e consulenti esterni. Ma i criteri di scelta non sono uniformi e variano tra l’inclusione in elenchi di professionisti accreditati, la selezione comparativa per curriculum, la chiamata diretta ecc.
- Guida Turistica – Il lavoro di guida turistica è regolato da bandi emanati da enti locali (Regioni e Province), tramite prove d’esame per il rilascio dell’abilitazione. In questo caso, un Archeologo sarà più avvantaggiato in quanto potrà sicuramente sfruttare il proprio bagaglio culturale acquisito in anni di università, accettando al contempo la sfida di aggiornarsi anche su ambiti diversi quali storia e storia dell’arte moderna e contemporanea, lingue straniere, legislazione turistica. Ma spesso le condizioni contrattuali e retributive non sono delle migliori!
- Archeologo – Tempo fa, la figura dell’archeologo non era inclusa obbligatoriamente tra la documentazione utile alla redazione degli strumenti urbanistici. Negli ultimi anni è però entrata in vigore la normativa sull’Archeologia Preventiva: argomento molto complesso, soggetto anche a recenti aggiornamenti da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che prevede la redazione della Valutazione di Impatto Archeologico (VIArch) da allegare obbligatoriamente alla progettazione di opere pubbliche. Per poter redigere e firmare una VIArch è necessario aver conseguito, oltre la laurea quadriennale di vecchio ordinamento o quinquennale di nuovo ordinamento, anche il diploma di Specializzazione o un Dottorato. Le norme di Archeologia Preventiva prevedono anche interventi sul terreno (scavi, ricognizioni) nelle aree in cui è prevista la realizzazione di opere pubbliche. Inoltre, dopo aver accumulato una discreta esperienza nel campo archeologico, si può anche pensare di diventare imprenditori e di creare una società (o cooperativa etc.) specializzata nel campo archeologico. In pratica, bisognerà associarsi con altri archeologi e professionisti di altre discipline, per partecipare a bandi, appalti e incarichi da parte della pubblica amministrazione: non solo scavi, ma anche editoria, divulgazione, turismo culturale etc.
- Ricercatore al CNR – In ambito archeologico, il Centro Nazionale di Ricerca promuove, attraverso numerosi istituti in varie sedi italiane, progetti di ricerca e corsi di alta formazione spesso in collaborazione con altri enti pubblici e privati, sia italiani che internazionali. I giovani laureati possono partecipare ai progetti, frequentare i corsi e usufruire di borse di studio partecipando ai bandi di selezione. I ricercatori del CNR a tempo indeterminato vengono assunti per concorso pubblico.
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