Le Università europee lavoreranno sempre più intensamente insieme per affrontare i problemi energetici del futuro: questo ciò che emerge in seguito alla prima riunione della “Piattaforma europea delle università impegnate nella ricerca energetica, istruzione e formazione”.
Molte università europee stanno già cercando risposte alle domande su ciò che accadrà quando i combustibili fossili saranno esauriti. Si tratta di un problema di enormi proporzioni, che potrebbe rendere necessaria una più stretta cooperazione mentre – fino ad ora – è stato difficile da parte delle istituzioni scoprire cosa fanno gli altri istituti di ricerca e come loro stesse possono contribuire alla ricerca attuale.
“Abbiamo pensato di riunire diversi istituti universitari europei in modo che possano imparare gli uni dagli altri le best practice” ha dichiarato John Smith, vice segretario generale della European University Association (EUA), che ha organizzato l’incontro presso la Delft University of Technology nei Paesi Bassi il 23 e 24 febbraio scorsi. L’energia è un settore altamente interdisciplinare, che può rendere difficile lo sviluppo di un’efficace cooperazione internazionale.
“Fisici, architetti e psicologi spesso non riescono a lavorare insieme perché non parlano lo stesso linguaggio accademico” ha affermato Hester Bijl, docente di Energy Initiative a Delft Delft University of Technology. “Negli ultimi anni, ha aggiunto Bijl, le università in Olanda hanno lavorato insieme più strettamente, ottenendo risultati promettenti. Speriamo di ottenere la stessa cosa attraversando le frontiere. Così i paesi europei potrebbero beneficiare gli uni dagli altri”.
La cooperazione è già significativa e lo sta diventando sempre di più, anche grazie alla collaborazione tra università e il settore privato. Un’indagine EUA ha mostrato che quasi la metà della ricerca nelle università europee è finanziato da aziende private. “Ciò dimostra che l’industria è coinvolta nella formazione e vuole investire nella conoscenza. C’è un programma comune e le università vedono che la ricerca accademica è stimolata”, ha commentato John Smith.
L’indagine ha mostrato inoltre che 20.000 accademici europei sono attivi nella ricerca in campo energetico. Uno dei casi studio che ha suscitato particolare interesse durante la riunione è stato il Club Energy. Su un totale di 15.000 studenti in Delft, 1.000 sono membri di questo gruppo. Uno degli obiettivi è quello di progettare una ricerca comune con l’aiuto di studenti di architettura, ingegneria civile e fisica.
“E’ impressionante vedere quanti studenti abbiano voglia di lavorare insieme”, ha detto Torbjørn Digernes, rettore dell’Università norvegese di Scienza e Tecnologia” si potrebbe creare un club simile anche nel nostro paese, o creare un club internazionale”. Digernes ha aggiunto che “c’è bisogno di giovani menti brillanti per riuscire a risolvere i problemi energetici e portare avanti insieme la ricerca internazionale”.
“Il mondo sta affrontando una grande sfida”, ha dichiarato Hester Bijl. “Come possiamo assicurarci che la gente avrà ancora energia elettrica tra 50 anni? Dobbiamo educare e innovare le università”.
Fonte: universityworldnews.com
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