Stage lavorativo: consigli utili anti-sfruttamento

Con il cambiamento sempre più rivoluzionario del mondo del lavoro, nel corso degli ultimi anni ha preso piede in maniera massiccia la formula dello stage. Purtroppo, però, come spesso accade nel nostro paese, quella che dovrebbe essere un’opportunità per i neolaureati, si trasforma in sfruttamento da parte delle aziende. Pochi infatti sanno che lo stage è tutelato dalla legge e che quindi anche uno stagista può avere dei diritti.

stage lavorativo

 

Proprio per questo è necessario avere le idee chiare a riguardo quando viene proposto un contratto di stage.

Per prima cosa è importante sapere che cosa significa stage. Lo stage è (o almeno dovrebbe essere) un periodo lavorativo visto come anello di congiunzione tra l’universo della formazione e quello del lavoro. Soprattutto ai laureandi, quindi, questa esperienza dovrebbe fornire gli strumenti per imparare sul campo quella parte di competenze che la formazione universitaria non fornisce.

La cosiddetta legge Treu, in particolare l’articolo 18 della legge 196 del 1997, avrebbe dovuto regolamentare i “tirocini formativi” (post laurea e non solo), ma purtroppo non è molto chiara su alcuni punti e ha quindi permesso a molte aziende di munirsi di lavoro a costo zero, sfruttando la soluzione dello stage.

Purtroppo quindi quello che dovrebbe essere uno strumento valido sia per l’azienda che per il neo-lavoratore, si trasforma spesso in uno strumento di sfruttamento a solo appannaggio delle aziende.

Cosa bisogna tenere presente quindi, quando viene proposto un contratto di stage?

 

Retribuzione

Nella maggior parte dei casi gli stage sono a titolo gratuito. La legge citata, infatti, lascia libertà all’azienda sulla formula da adottare per l’eventuale retribuzione. In alcuni casi si sfrutta il rimborso spese, quindi allo stagista viene garantito un minimo per coprire almeno le spese vive, quali trasporto e pasto.

 

Competenze

Qualsiasi esperienza di stage dovrebbe essere regolamentata da una reale definizione dei compiti dello stagista. Perché sia uno strumento utile dovrebbe, appunto, fornire conoscenze e esperienza diretta riguardo un ambito di lavoro preciso (le risorse umane, piuttosto che il marketing, per fare degli esempi….). Fare le fotocopie o le commissioni non sono e non devono essere necessariamente compiti di uno stagista, che spesso è una figura sfruttata per tutte le mansioni di basso livello e non formata su quanto convenuto.

Inoltre, proprio in quanto esperienza formativa, allo stagista dovrebbe essere fornita una persona di riferimento a cui appoggiarsi per imparare il mestiere. Allo stesso modo a uno stagista non possono essere affidate responsabilità, mansioni o attività da svolgere in totale autonomia, senza la supervisione di un tutor: il lavoro di un professionista, infatti, va correttamente retribuito.

 

Durata

La legge italiana non prevede un periodo massimo per uno stage, che per assurdo potrebbe durare anche di più rispetto a un contratto a tempo determinato (massimo 36 mesi). In ogni caso il rapporto di stage può essere interrotto senza preavviso da ciascuna delle due parti

 

Come valutare uno stage valido? Ecco alcuni consigli

–     Prendere in seria considerazione gli stage proposti dall’università stessa, magari nel periodo precedente la laurea. Si tratta di esperienze curricolari importanti e spesso si è tutelati dall’ente promotore

–     Privilegiare gli stage finalizzati all’assunzione al termine del periodo formativo;

–      Non rispondere ad annunci che cercano “stagisti con esperienza”, spesso si tratta di aziende che cercano lavoratori esperti da sottopagare;

–       Rifiutare proposte che  non tutelano la crescita personale e che non forniscono alcuno strumento formativo.

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2 commenti

  1. Gustavo Woltmann

    Mio figlio è stato assunto da un azienda per uno stage di 3 mesi ma purtroppo lo hanno messo in magazzino a sistemare fili. E’ possibile una cosa del genere? Uno stagista non dovrebbe imparare un mestiere?

    Grazie a tutti,

    Gustavo Woltmann

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