Le tasse universitarie sono una realtà con cui si scontrano tutti gli studenti del mondo. La cultura e la formazione, purtroppo, vengono infatti tassate pesantemente e sono pochi i paesi disposti a investire sul futuro.
Da una recente indagine, infatti, è emerso che le tasse universitarie sono in crescita più o meno in tutti i paesi del mondo e, pur non essendo tra quelli più cari, l’Italia non si posiziona nemmeno tra i più economici.
Per quanto riguarda i paesi extra europei i costi medi sono i seguenti:
1) Usa: euro 4300 all’anno
2) Corea: euro 3300 all’anno
3) Giappone: euro 3100 all’anno
4) Australia: euro 2870 all’anno
5) Canada: euro 2630 all’anno
6) Nuova Zelanda: euro 1950 all’anno
In Europa, invece, la situazione è molto variegata e passa da picchi di oltre 3000 euro, a paesi in cui i costi sono nulli:
1) Gran Bretagna: euro 3400 all’anno
2) Olanda: euro 1250 all’anno
3) Italia: euro 850 all’anno
4) Portogallo: euro 830 all’anno
5) Spagna: euro 600 all’anno
6) Austria: euro 580 all’anno
La Germania non compare nei primi sei posti perché le tasse variano molto a seconda della regione e dell’università, ma in media non superano mai i 500 euro all’anno.
Gli unici paesi europei in cui non esistono le tasse universitarie sono i paesi nordici e in particolare Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia. In queste nazioni chiunque decida di frequentare un’università lo può fare gratuitamente, indipendentemente dalla propria fascia di reddito o dalla propria situazione famigliare.
Lo stesso vale in paesi quali il Messico e la Repubblica Ceca.
Un tale approccio permette davvero di rendere disponibile la cultura a tutti coloro che decidono di investire alcuni anni della propria vita nello studio e sottolinea l’ottica di un paese che vuole crescere, dando una reale opportunità ai giovani.
A parte, però, l’isola felice rappresentata da questi paesi, la tendenza, come si diceva, è quella di un aumento generale delle tasse universitarie. Il rapporto Esa sottolinea che questo è dovuto alla crisi economica dei paesi occidentali, che spinge l’aumento anche di queste tasse per il sostentamento delle università, in quanto i governi non se ne occupano attraverso il trasferimento di fondi.
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