Sono stata molto colpita leggendo sul Corriere della Sera le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Regionale della Puglia, Onofrio Introna, sulla profonda crisi che sta investendo il mondo universitario, specie quello del Mezzogiorno. Parole di inquietudine e preoccupazione per il futuro dell’università sono quelle pronunciate in data 6 settembre 2010 dal Presidente Introna, dopo aver appreso le notizie dell’analisi dell’economista Gianfranco Viesti sulla fine dell’Università Pubblica nell’anno 2010-2011 così come la intendiamo da decenni. La straordinaria riduzione del fondo di finanziamento ordinario nazionale, che rappresenta la quota più importante delle entrate degli atenei, porta l’ammontare del fondo da 7,2 miliardi del 2010 a meno di 6 del 2011 (circa lo stesso sarà nel 2012). Considerato che solo il personale costa alle università italiane 6,5 miliardi, questo taglio comporterà l’impossibilità di fare fronte alle spese, con importanti riduzioni del corpo docente e dei servizi agli studenti, tagli alle borse di studio (dai 246 milioni di euro investiti nel 2009, si è passati ai 99 milioni nel 2010, per scendere a 76 milioni nel 2011) e una conseguente lievitazione delle tasse universitarie (cresciute dal 2001 al 2007 del 53%), oltre alla penalizzazione della ricerca e delle retribuzioni dei giovani dottorandi.
Il sistema universitario italiano è “malato”, ha dichiarato Introna, bisogna far crescere il merito e combattere i nepotismi e i particolarismi, cercando di considerare finalmente l’università come uno dei motori più importanti dello sviluppo e della crescita, economica e spirituale, di un paese.
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