Uno dei temi che saranno affrontati nel prossimo Consiglio dei Ministri riguarderà il titolo di laurea, la rivalutazione del suo valore legale e del suo peso nei concorsi pubblici. Una delle maggiori novità sarà che nei concorsi pubblici, soprattutto per i quadri dirigenziali, dovrebbe cadere il vincolo del tipo di laurea. Per partecipare sarà sufficiente possedere un titolo di laurea, salvo alcune eccezioni in cui sono richieste particolari competenze tecniche (per esempio come ingegnere). Saranno valutate soprattutto la professionalità e la capacità dei candidati in sessione di concorso.
Anche il voto di laurea non conterà più come elemento di punteggio. Infine i diversi atenei godranno di un diverso criterio di accreditamento: ciò significa che università più prestigiose avranno un peso maggiore di altre nella valutazione finale.
Siamo di fronte ad un altro passo del processo di liberalizzazione portato avanti dal governo Monti e che sta coinvolgendo fette sempre più ampie della società.
Questi cambiamenti si pongono in forte discontinuità con il sistema vigente, introducendo parecchie novità: oggi infatti, soprattutto per l’accesso agli impieghi pubblici, conta il punteggio di laurea e non l’università che ha rilasciato quel titolo né il percorso seguito per conseguirlo; non sempre contano la capacità e professionalità mostrate con la propria esperienza professionale.
Confindustria si è dimostrata particolarmente favorevole all’iniziativa ma sottolinea che sarà necessario aiutare lo studente e la sua famiglia a scegliere l’ateneo giusto. Da questo punto di vista particolarmente interessante è il lavoro svolto da Anvur, l’ agenzia nazionale di valutazione del Sistema universitario e della ricerca presieduta da Stefano Fantoni. Il Direttore della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto si trova pienamente d’accordo con le novità ipotizzate, sostenendo che il settore pubblico si avvicina sempre più a quello privato: nel privato infatti, un capo del personale si assume valutando le caratteristiche e le competenze (soprattutto professionali) dei candidati, indipendentemente dalla laurea e dal suo stesso punteggio. Gavosto ritiene inoltre giusto che non tutti gli atenei siano equiparati, proprio perché non sono tutti uguali e conseguentemente i punteggi ottenuti presso istituti diversi non possono essere messi sullo stesso piano. Questo aspetto trova d’accordo anche
Attilio Oliva, presidente di TreeLLLe-per una società dell’ apprendimento continuo (che da anni si occupa di miglioramento della qualità dell’educazione e formazione in Italia), che sottolinea la maggiore responsabilizzazione dei selezionatori pubblici che dovranno vedere oltre il solo punteggio o il solo pezzo di carta.
Fonte: corriere.it
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