Sulla base dei risultati di uno studio condotto su 150 università di 27 paesi, presentato il 13 settembre a Bologna nel corso della Conferenza sulla sostenibilità, il Sole 24 Ore ha pubblicato un articolo che analizza lo stato attuale delle università europee, per le quali risulta sempre più necessaria una più ampia diversificazione delle entrate.
In questo periodo di forte crisi economica, i maggiori tagli alle risorse destinate alle ricerca riguarderanno Lituania, Italia e Grecia; tagli tra il 5 e il 10% interesseranno Uk, Estonia, Irlanda, Lituania e Romania; tagli fino al 5% la Repubblica Ceca, Polonia, Croazia e Serbia. Non saranno invece interessate dai tagli le università di Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Olanda e Svizzera. Ungheria, Austria e Belgio hanno annullato nuovi investimenti, mentre Francia e Germania li hanno confermati.
Ciò che è emerso con particolare evidenza da questi rapporti è che la sostenibilità finanziaria degli atenei europei dipenderà in misura sempre più massiccia dalla diversificazione delle entrate. Guardare quindi all’esterno, facendo crescere i contratti e gli incarichi su convenzione con enti e società e aumentando i rapporti di collaborazione con le fondazioni e i finanziamenti privati dei progetti.
Per gli atenei europei le aspettative di crescita dei fondi sono riposte in istituzioni e strumenti diversi: il 74% si aspetta una crescita dei fondi dell’unione europea (anche se scoraggia l’eccessiva complessità burocratica per ottenere tali finanziamenti), il 67% punta sulle generosità e le fondazioni filantropiche degli ex alunni, il 65% spera di ottenere fondi da contratti con i privati, il 62% dalle tasse degli studenti stranieri, il 61% dalla formazione continua, il 56% dalle fondazioni. In Italia, invece, si resta in attesa di un cambiamento di rotta da parte del governo, sperando che il taglio previsto dalla manovra del 2008 per il 2011 sarà, almeno in parte, disatteso.
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